Libro è stato pubblicato
New Atlanteans (Canada)

ISBN: 978-1-897510-65-0

© Antonov V.V., 2010


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Senso della vita dell’uomo

Se l’uomo, diventando adulto, passa dalla tappa istintivo-riflettente del suo sviluppo a quella umana nel senso stretto, nella quale per stabilire un modo di vita e di comportamento, comincia a dominare l’intelletto, davanti a lui sorge, immancabilmente, il problema del senso della sua vita.

Molti filosofi si sono lambiccati il cervello per risolvere questo problema. A tutti costoro è stata inaccessibile la vera filosofia di Dio, mentre le concezioni travisate create dalle sette, non li potevano certo soddisfare. Di conseguenza, il problema del senso della vita è stato “riconosciuto” da molti essere uno “pseudo-problema”, cioè un problema che in partenza non ha risposta. Secondo questa concezione ateistica, risultava che in linea di principio l’uomo non si distingue dagli animali e il senso oggettivo della sua esistenza sulla Terra è… soltanto lasciare la prole, continuare “il genere umano”, creare i valori materiali per i discendenti. Se è così, nessuno sforzo spirituale è necessario, non c’è bisogno neppure dell’etica nei rapporti con gli altri esseri viventi… “Che cos’è la nostra vita? — E’ un gioco… Il bene e il male sono null’altro che sogni… Il lavoro, l’onestà sono fiabe per donnette…”*. E “quando arriva il momento”, il suicidio è l’unico passo corretto per l’uomo degno di rispetto…

Ma la Verità è che il senso della vita esiste.

Esso è lo sviluppo della coscienza qualitativo e quantitativo.

Lo sviluppo qualitativo comprende il perfezionamento intellettuale ed etico, nonché l’affinarsi della consapevolezza. Quello quantitativo è l’accrescimento diretto della quantità dell’energia della consapevolezza fine.

In particolare, l’ultimo rispecchia la cosiddetta “forza personale” dell’uomo — la potenza psicoenergetica della coscienza individuale concreta che dipende dalla quantità accumulata di energia della coscienza, in altre parole, dalla grandezza dell’anima.

Secondo questo criterio Dio divide le anime in quelle “piccole” e quelle “grosse” [9], le quali possono essere portatrici di qualità sia positive sia negative. Egli chiama diaboliche le anime “piccole” che hanno sviluppato in se le qualità negative. Se queste ultime hanno accumulato anche “la forza personale”, sono diavoli. Possiamo incontrarli sia incarnati che non incarnati. Nello stato non incarnato il loro destino è l’inferno e nel futuro — le incarnazioni “infernali” durante le quali essi, in sofferenze, dovranno eliminare il loro brutto karma (il loro destino creato da loro stessi). In tal modo Dio propone conoscere sulla loro esperienza che cosa è il dolore che loro hanno causato agli altri. Lo fa così per aiutare loro a migliorare, per far riflettere sulla loro vita, sul senso della vita dell’uomo, su Dio e sulla Via che porta a Lui…

Invece le persone che si sviluppano nella giusta direzione, a velocità sempre più alta vanno nelle braccia del loro amato Dio, la loro vita si riempie sempre di più della vera felicità Divina, dell’esultanza di conoscere l’Amore Divino.

Come, concretamente, Dio ci vuol vedere?