Metodi principali

I metodi principali sono quelli che permettono di raggiungere al proprio stato dell’organismo tali livelli della purezza e del funzionamento di tutte le strutture energetiche, che aiutano a percepire Dio e imparare ad entrare in Samadhi (gli stati emozionali della Beatitudine intensiva, che appaiono mentre la consapevolezza è in contatto con lo Spirito Santo).

Questi metodi ci preparano per crescere dopo con la consapevolezza raffinata, per sviluppare la sua forza e dopo, raggiunti i livelli superiori, arrivare alla Gloria Completa — all’Unione con il Creatore nella Sua Dimora.

Nelle tradizioni dell’induismo e del buddismo questi metodi sono conosciuti come “raja-yoga”. Le loro varianti sono elaborate nel taoismo cinese e nel sufismo musulmano. Esse esistevano anche sul territorio della Russia antica prima del suo “battesimo”. Questo si vede dall’altezza dello status spirituale di quelli che crescevano spiritualmente proprio qui [14,18]. Ma nell’ambiente cristiano fra le pratiche spirituali di questo livello è conosciuta da tutti soltanto la “preghiera di Gesù”*.

Raja-yoga si basa sul lavoro con i chakra, i meridiani principali e il “bozzolo”. Lo scopo del lavoro con essi — “pulirli” fino alla loro trasparenza e svilupparli per unirsi, tramite loro, al livello Divino della sottigliezza.

Diventa evidente che le metodiche della “colorazione” dei chakra che si usano in alcune scuole sono effettivamente dannose e condizionate dai leader di queste scuole, non competenti e grossolani spiritualmente. Perché il colore più raffinato è bianco, appena teneramente dorato. Qualunque altro è già notoriamente molto più lontano dalla raffinatezza del Creatore.

Esiste l’altro errore caratteristico nel lavoro con i chakra quando si presta l’attenzione allo sviluppo d’ajna, perché esso, cosiddetto, porta all’acquisizione della chiaroveggenza. Questa tendenza ha una storia molto antica e il suo inizio è nella comprensione sbagliata delle parole di Krishna nella Bhagavad Gita [10,18] (8:10), dove Lui raccomanda di condurre l’energia attraverso la testa. Ma nelle prossime righe (8:12) si vede che si tratta proprio dell’energia dell’Atman. Nelle numerose scuole, i leader ancora non sono arrivati alla conoscenza dell’Atman, ma stanno già provando di realizzarla con le solite bioenergie del corpo; tutto questo porta all’attivazione di uno dei chakra più grossolani e come seguito accade che la coscienza diventa grossolana. Queste persone hanno lo sguardo acuto, “penetrante”, sgradevole. Tale tendenza ferma lo sviluppo spirituale per tanto tempo.

Quella chiaroveggenza, che appare in alcuni adepti per questo tipo di lavoro, non ha nessun valore reale: essa permette di vedere soltanto le aure emozionali attorno alle teste dell’altra gente e può servire soltanto per “spiare” i loro stati.

La chiaroveggenza vera, che ha significato, si manifesta tramite le strutture della “bolla della percezione” inferiore (guarda più giù). Essa permette di vedere le energie dei diversi scalini della finezza-grossolanità nello spazio pluridimensionale.

L’acquisizione di esso permette di contemplare direttamente diverse Manifestazioni sottili della Consapevolezza Divina non incarnata.

Il lavoro con i chakra e lo sviluppo delle altre strutture sottili dell’organismo è incompatibile con l’uso dell’alcool (anche nel ripieno dei cioccolatini), perché esso distrugge queste sottilissime strutture. La trasgressione di questa regola provoca le gravi malattie.

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Il lavoro con le sottili strutture energetiche e gli esercizi della meditazione, sono impossibili da realizzare con successo nelle aule l’illuminate con le lampade fluorescenti, perché esse creano l’influenza energetica grossolana.

È vietato anche il vestiario sintetico, perché esso non fa passare la maggior parte dello spettro delle bioenergie e travisa i processi energetici dentro il corpo. (Questa regola esclude l’uso dell’impermeabile, che noi mettiamo in caso di pioggia).

L’orologio e gli altri oggetti metallici durante gli esercizi devono essere tolti dal corpo: gli orologi, per via del lavoro bioenergetico, smettono di funzionare regolarmente, invece gli oggetti metallici creano disturbi energetici.

Dell’incompatibilità degli allenamenti psicoenergetici come anche tutto il serio lavoro spirituale con l’alimentazione con i corpi degli animali uccisi (carne e pesce) abbiamo già parlato. La trasgressione di questa regola porta alla composizione delle strutture energetiche nell’organismo delle energie grossolane.

Gli esercizi di tale tipo di lavoro, è meglio organizzarli in gruppo, in un’aula della misura corrispondente alla quantità di persone. L’aula troppo grande è sfavorevole: in essa si disperde l’energia comune del gruppo.

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Le prime informazioni serie (di quelli che noi conosciamo) del significato e del funzionamento dei chakra e dei metodi del lavoro con essi, sono state presentate nelle pubblicazioni della nostra Scuola. Le prime fantasie, a proposito di questo, dell’autore famoso in Russia Aurobindo Ghosha hanno portato la confusione fra i lettori sullo sfondo della mancanza di informazione della letteratura esoterica nella Russia prima della “perestroika”.

Adesso vi presentiamo l’informazione concreta del lavoro su tale tappa dell’avanzamento spirituale. Vorrei sottolineare che questi esercizi sono stati approvati durante decenni della pratica dell’insegnamento da tantissime persone e hanno dimostrato l’effetto ottimale.

“Croce di Buddha”

È meglio cominciare ogni lezione con la sintonizzazione emozionale e con la purificazione dell’energetica dello spazio circostante. Per raggiungere questo scopo esiste un bellissimo metodo conosciuto sotto il nome di “croce di Buddha”. Esso si fa in questo modo:

Per farlo meglio bisogna sedersi nella “posa dell’allievo”: cioè seduti con la schiena eretta sui talloni, i punti dei piedi indietro, le mani appoggiate sulle cosce. Mandiamo le onde della benevolenza, dell’amore direttamente dalla gabbia pettorale in avanti nello spazio pronunciando la formula:

“Che siano tutte creature pacifiche! Che siano tutte creature calme! Che siano tutte creature beate!”.

Ognuno di questi tre stati prima bisogna creare in se stessi (nella gabbia pettorale) e dopo emanare in avanti. Dopo si ripete a destra, indietro, a sinistra, su e giù.

Questo è il metodo potente per armonizzare se stessi, l’energetica dello spazio circostante, le creature presenti in esso.

Preparazione

Specialmente durante le prime lezioni, l’elemento più importante sarà la preparazione fisica, che permette di “svegliare” l’energetica del corpo e liberarsi dai dominanti mentali eccessivi e insegna la concentrazione della coscienza nelle parti funzionanti del corpo. L’ultimo servirà nel futuro durante il lavoro con i chakra.

Alziamoci. Grazie al movimento delle gambe e del corpo muoviamo con il braccio rilassato: avanti — indietro, dopo la rotazione con esso, senza sforzo dei muscoli, soltanto con l’aiuto del corpo e delle gambe. Poi la stessa cosa con l’altro braccio. La concentrazione si trova nelle articolazioni. Vediamo in essi la luce che sta prendendo la forza.

Tendiamo i muscoli delle braccia. Pieghiamo ed addirizziamo la braccia nel gomito. Osserviamo, come da tutto il corpo, verso i muscoli che sono in movimento, arriva la luce.

Allunghiamo le braccia in avanti. Velocemente muoviamo con le mani rilassate. Tendiamo le dita. Pieghiamole e addirizziamole. Muoviamo le mani tenendo tesi i muscoli delle braccia e delle mani. Leviamo la tensione, rilassiamo tutto il corpo.

Pieghiamo la testa, avendo il collo rilassato, in avanti — indietro, a destra — a sinistra. Facciamo con la testa il movimento rotatorio. Giriamo la testa attorno all’asse verticale. Immaginiamo la colonna vertebrale come l’asse con le palline delle vertebre. Lungo l’asse in su si sposta il flusso della luce bianca. Tendiamo il collo. Gli stessi esercizi ripetiamo con il collo teso. Per tutto il suo diametro si alza il flusso della luce bianca. Togliamo la tensione, rilassiamo tutti i muscoli. Le spalle rimangano ferme mentre spostiamo la testa nella posizione verticale a destra e a sinistra.

Alziamo le braccia sopra la testa. Prendiamo con una mano l’altra mano, per il polso, e portiamo essa sopra la testa, tirandola lateralmente: allunghiamo i muscoli laterali.

Le braccia alzate in alto. Facciamo le inclinazioni a destra e a sinistra. Tendiamo i muscoli del corpo e continuiamo a fare le inclinazioni e le torsioni. Il nella colonna vertebrale corpo si riempie di luce. Togliamo la tensione. Avendo i muscoli rilassati continuiamo le torsioni del corpo, girando la testa al massimo. La concentrazione si trova.

Spostiamo il bacino a destra e a sinistra (senza le sue inclinazioni) avendo i muscoli rilassati e senza piegare le gambe. La concentrazione si trova più in basso dell’ombelico.

Alziamo una gamba cosi che la coscia diventi parallela al pavimento. Giriamo il piede disegnando con la punta sul pavimento un cerchio. La concentrazione si trova nella caviglia. Vediamo in essa la luce bianca, sentiamo il caldo.

Giriamo il polpaccio. La concentrazione è nel ginocchio.

Muoviamo il polpaccio a destra e a sinistra. Il ginocchio rimane fermo. La concentrazione si trova in tutto il bacino.

Disegniamo con la gamba rigida il cerchio davanti, a destra, indietro.

La stessa cosa con l’altra gamba.

Gli asana del rilassamento

Dopo la preparazione riposiamo in una delle seguenti pose (asana):

Prima è “la posa incompleta della tartaruga”:

Sediamo sui talloni (le punte dei piedi sono indietro) e allarghiamo i ginocchi. Appoggiamo la fronte sul pavimento e allunghiamo le braccia avanti con le mani unite. Il corpo e la mente sono completamente rilassati. Osserviamo come la pancia si sta abbassando sempre di più dipendendo dal rilassamento sempre più profondo. Questo è un bellissimo esercizio per togliere la stanchezza fisica e mentale. Esso bisognerebbe continuarlo per 10 minuti.

Il secondo asana si chiama “la posa del coccodrillo”. Questo esercizio si può fare in due modi: Distendiamoci sulla pancia. Mettiamo la testa con il mento sulle mani, i gomiti davanti sul pavimento.

Il secondo modo — e i gomiti sono davanti, le braccia l’una sull’altra, la testa e la parte superiore del corpo sono alzate grazie ai muscoli della schiena.

In tutti e due i modi immaginiamo di essere piccoli felici coccodrilli, che sono usciti sulla riva per scaldarsi al sole. Il sole sta scaldando le nostre schiene e noi ci stiamo sciogliendo nella beatitudine del suo tenero caldo che ha impregnato tutto il corpo.

Pranayama

La purificazione bioenergetica deve essere fatta nell’organismo intero e anche divisa in parti corrispondenti ai chakra. Esistono tantissimi metodi e ognuno di loro permette di liberarsi dalla successiva porzione di fango energetico. In questo modo si eliminano le malattie, si migliora lo stato della salute, ci si avvicina alla Meta Finale.

Impariamo qualcuno degli esercizi comuni della purificazione che appartengono al gruppo di pranayama.

Alziamoci. Facciamo una leggera inclinazione a destra, il braccio destro rilassato lungo il corpo senza toccarlo. Cerchiamo di percepire bene il braccio dalla spalla fino alla mano. Immaginiamo che nel torace funziona una pompa che ad ogni respiro aumenta o diminuisce. Tramite il braccio-tubo passa l’aria-luce. Tanta attenzione merita l’espiro. Dobbiamo raggiungere la chiarezza delle percezioni. Il “tubo” deve avere il diametro del nostro braccio e niente deve impedire il passaggio dell’aria-luce.

Lo stesso esercizio si fa con l’altro braccio, e dopo con le gambe. Il “tubo” che va dal torace verso ogni gamba corrispondente al lato del corpo.

Immaginiamo di avere sotto ogni piede una grande botte. Una di quelle è vuota, l’altra è piena della liquida luce. Tocchiamo con la gamba-tubo questa luce e trasferiamola tramite il corpo-pompa nell’altra botte. Ad ogni sospiro la camera interna della pompa dentro il nostro corpo e la nostra testa si allarga aspirando la luce dal vaso colmo tramite la gamba. Ad ogni espiro la camera si stringe e la luce si trasferisce tramite l’altra gamba nella botte vuota. Così si purifica tutto il corpo da dentro.

Nel momento quando la botte con la luce si svuota dovremo riempirla di nuovo con la luce e invece l’altra la rigiriamo nel fuoco (un immagine del fuoco gigante) per fare bruciare tutta la sporcizia con la quale l’abbiamo riempito. Giriamo il corpo sopra le botti e ripetiamo l’esercizio con l’altra parte del corpo.

Poi facciamo la stessa cosa mettendo le botti sotto le braccia.

Dobbiamo raggiungere in questo modo la piena occupazione del corpo con la chiara luce bianca.

Dopo i pranayama bisogna riposarsi in una delle pose di rilassamento.

Gli esercizi psicofisici

Adesso impareremo i quattro esercizi psicofisici. Essi si chiamano così perché il loro componente psichico si riunisce col movimento fisico e l’ultimo aiuta ad acquisire il primo. L’idea d’invenzione di tali esercizi è stata fondata dal mistico del XX secolo Peter Donov, approfondita da Omram Aivanhov e in fine continuata da noi.

Il primo si chiama “Risveglio”. L’uomo si sveglia dopo il lungo sonno dell’auto-isolamento dall’armonia, dalla bellezza, dall’amore verso il mondo esterno. (In piedi alziamo le braccia e stiriamoci come dopo il sonno). Facciamoci entrare dentro tutto il puro e luminoso che esiste fuori di noi. Percepiamo come da sopra scende una cascata di emozioni miracolosamente luminose, trasparenti e sottili della freschezza mattutina. Riempiamoci di questa freschezza! Facciamoci colmi di queste onde! (Le braccia si abbassano verso le spalle aiutando a riempirci e dopo di nuovo si alzano e si abbassano e così più di una volta). Raggiungiamo lo stato emozionale di massima raffinatezza.

Il secondo esercizio si chiama “Rendimento”. Le braccia si allargano al livello dei pettorali: tutto quello che abbiamo ricevuto dobbiamo darlo agli altri. La spiritualità si misura con la capacità di rendere. Ma anche per riempire il contenitore con l’acqua pura e fresca bisognerebbe prima svuotarla completamente. L’acqua ferma per tanto tempo marcisce. Chi non svuota se stesso, rendendo agli altri tutto ciò che ha — quello non si rinnova, non cresce da solo spiritualmente. Ripetiamo l’esercizio ancora e ancora, distribuendo generosamente senza desiderio di ricevere ricompensa tutto il buono che abbiamo accumulato noi stessi. Mandiamo avanti le sottili e forti onde del puro e fresco amore. Percepiamo come il torace si allarga per l’arrivo da dietro della fitta energia dell’amore. Dentro il torace si apre il fiore con tenero profumo. Mandiamo queste vibrazioni della luce in avanti. Questo è il profumo dell’amore!

Il terzo esercizio si chiama “Pacificazione”. Alziamo il braccio destro sopra la testa, concentriamoci sulla mano e sullo spazio che la circonda. Con calma abbassiamo la mano disegnando nell’aria una sinusoide. Teniamo la mano verticale secondo il suo movimento. Percepiamo lo spazio nel quale si muove il braccio come il campo energetico al quale noi programmiamo la nuova caratteristica: la pace, l’armonia e la calma. “Allunghiamo” il braccio in avanti. (Immaginiamo le diverse varianti dei movimenti della danza: veloci o lenti. Ogni tipo di danza sintonizza nel modo corrispondente l'esecutore e l’osservatore). Questo semplice e potente gesto simboleggia l’armonia e aiuta effettivamente tutti in qualunque situazione anche se si compie senza i movimenti del corpo, ma prima bisogna imparare a percepirlo molto bene.

Il quarto esercizio si chiama “Arrampicamento”. Alziamo le braccia in alto con le mani girate fuori e abbassiamole una volta dopo l’altra. Sembra che cerchiamo di uscire da un involucro grossolano, diventando sempre più puri e sottili, e alziamoci sempre più in alto, avvicinandoci sempre più alla fonte della luce — il sole… Eccolo, è sempre più vicino; ancora qualche movimento e lo raggiungeremo… Siamo nello spazio della pura e raffinata luce, stiamo a godendo di trovarci lì… Scendiamo di nuovo sulla terra, ma adesso con il sole dentro di noi. Siamo arrivati… E adesso con questa luce del sole illuminiamo tutta la gente e tutto il vivo dal nostro torace!

“Shavasana”

Tutte le lezioni con i chakra e i meridiani è necessario finirle con l’esercizio del rilassamento che si chiama “shavasana”. Esso permette di riposare dopo il lavoro bioenergetico, che può provocare assai grande stanchezza, e permette anche di liberarsi dai rimanenti difetti bioenergetici.

“Shavasana” è il rilassamento del corpo e della mente nella posizione distesa sulla schiena.

Distendiamoci sulla schiena. Dobbiamo essere sicuri di stare comodi. Niente deve rubare la nostra attenzione. Rilassiamo il corpo, cominciando dalle dita dei piedi. Immaginiamo il piano, che è perpendicolare all’asse del corpo, che si presenta come la parete del vetro e adesso facciamolo passare attraverso il corpo cominciando dalle dita dei piedi fino alla testa; dopo di esso non rimane niente di teso. Si perde la percezione di tutte le parti del corpo che rimangono indietro. Allontaniamole dicendo mentalmente: “Questo non è mio! Questo non è mio!…”. Se per caso sul posto che è rimasto indietro torna la percezione, bisogna passare ancora una volta. Nel momento in cui il piano passerà attraverso la testa possono apparire i seguenti stati:

Il primo stato: la percezione di sé svanisce. A noi sembra di cadere nel sonno profondo, ma non lo è. La percezione di sé torna di solito dopo 18-20 minuti. Ci sentiamo riposati completamente come dopo un lungo sonno profondo. Lo stato è di beatitudine. Non bisogna alzarsi all’improvviso, godiamolo.

Il secondo stato: la percezione di sé rimane, ma sentiamo la completa calma. Si può osservare con lo “sguardo interno” tutto il nostro organismo. Entriamo dal basso dentro lo spazio del corpo. Vediamo i posti scuri e chiari. I colori grigio e nero hanno il significato del mal funzionamento su uno dei piani energetici, che possono corrispondere alla malattia, che potrebbe essere già nella fase attiva o ancora nascosta. Immaginiamo con il rastrello di raccogliere tutto lo scuro in un mucchio e buttarlo giù fuori dal corpo.

Facendo “shavasana” possono capitare senza volere le complete uscite dall’involucro materiale: all’improvviso percepiamo noi stessi ma nella posizione innaturale, per esempio per aria o girati con la testa giù ecc. Non vi preoccupate: è sufficiente desiderare di tornare nel corpo, percepirlo e noi siamo già in esso. Ma non bisogna mai esagerare e incentivare queste uscite: perché per ora sono le uscite nella dimensione grossolana dello spazio, che si chiama “piano astrale”. Bisogna imparare ad uscire nelle dimensioni superiori, ma per raggiungere questo servono altri metodi di lavoro.

È vietato insegnare “shavasana” ai bambini fino ai 12 anni: perché trovandosi fuori dal corpo loro non sempre vogliano tornare indietro.

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Tutti gli esercizi descritti devono essere praticati sistematicamente: in una sola volta è impossibile ricevere il completo effetto.

Latihan. Il battesimo con lo Spirito Santo

In seguito quando gli esercizi descritti prima s’imparano perfettamente è possibile cominciarne uno nuovo che si chiama latihan.

Il termine latihan è stato presentato all’inizio del nostro secolo da Bapak Muhammad Subuh [61], con questa parola lui ha nominato uno dei modi del contatto con lo Spirito Santo.

Subuh ha visitato tanti paesi dell’Europa, dove lui insegnava questo metodo ai monaci cattolici e guariva tanti ammalati, anche dal tumore grazie a questo metodo.

Si tratta di rivolgersi allo Spirito Santo a chiedere l’aiuto, chiedere a Lui di concentrarsi sopra la nostra testa (percepiamoLo lì), e dopo “versarsi” attraverso tutto il nostro corpo da sopra fino a giù, come attraverso un involucro vuoto o come attraverso il trasparente cilindro di vetro. Questo sarà il vero battesimo con lo Spirito Santo.

Così arriva la guarigione del corpo.

Se rendiamo noi stessi al Corrente che passa attraverso il nostro corpo, esso comincia a eseguire i movimenti armoniosi… Questa manifestazione è una delle varianti di laya-yoga — di un insieme dei metodi dello “scioglimento” di se stessi nei Flussi Divini e una totalità delle condizioni statiche della Consapevolezza Divina.

In realtà è tutto molto semplice, a condizione che noi veramente abbiamo fede, amiamo Lui e siamo pronti ad abbandonarci e darci a Lui. Lo Spirito Santo è sempre presente come il mare di Luce incluso anche sopra i nostri corpi, osserva, ama, insegna e… aspetta quando noi finalmente rivolgiamo a Lui con amore e chiediamo il Suo aiuto…

Se noi siamo preparati bene, realizzando tutto quanto descritto sopra, incluso l’esercizio “Risveglio” allora riusciremo senz’altro. In caso di fallimento proviamo a percepire noi in modo meditativo… nel paradiso, sotto la cascata, nella luce del tenero sole, nel profumo dei fiori, fra il canto degli uccelli… La cascata del paradiso passa attraverso il nostro corpo, lavando le anime, trasformando noi in esseri degni del paradiso…

Per fare “partire” la danza-laya (danza dello “scioglimento”) guidata dallo Spirito Santo, è necessario alzarsi sulla punta dei piedi, alzare le braccia in alto; i vestiti devono essere leggeri, noi non dobbiamo percepirli…

Dopo la danza bisogna riposare nella posa rilassante.

La purificazione dei chakra. L’apertura del cuore spirituale

Dopo l’acquisizione di tutto quanto descritto si può cominciare il lavoro della purificazione dei chakra.

Lo stato dei chakra è molto legato agli organi che si trovano nelle parti del corpo corrispondenti ad ognuno di essi. I chakra partecipano al mantenimento energetico degli organi e le loro malattie influiscono sugli stati dei chakra.

Per esempio nella “sfera della responsabilità”:

— dell’anahata sono cuore e polmoni ed anche le braccia, le mani e le ghiandole mammarie,

— del manipura sono lo stomaco e le altre strutture del sistema d’ingestione,

— dello svadhisthana sono gli organi intimi e la vescica e anche le gambe e i piedi,

— del sahasrara sono gli emisferi del cervello anteriore,

— dell’ajna sono tutto il resto del cervello e anche gli occhi, le orecchie, il naso,

— del vishudha sono tutto il collo, la tiroide, la mascella e la mandibola insieme all’apparato dentario. (Il confine fra le “sfere della responsabilità” dell’ajna e del vishudha passa sul palato).

* * *

Cominciamo il lavoro con i chakra. Esistono determinate combinazioni di suoni (mantra), il canto di esse favorisce lo sviluppo dei chakra grazie all’apparizione delle vibrazioni della risonanza. I mantra aiutano a raggiungere la chiara percezione dei propri chakra. Essi sono:

per sahasrara è am,

per ajna è vom,

per vishudha è ham,

per anahata è iam,

per manipura è ram,

per svadhisthana è vam,

per muladhara è lam.

Saremo in coro, in modo morbido e tenero, usando le alte frequenze del suono (il punto di riferimento è la voce femminile), a cantare a voce bassa mantra e nello stesso momento concentriamoci nei chakra corrispondenti. Nello spostamento da un chakra all’altro entriamo in essi da dietro, dalla parte della schiena.

Ripetiamo tutto il ciclo di mantra alcune volte. Dobbiamo raggiungere la chiara percezione delle vibrazioni in tutti i chakra.

È necessario praticare questo esercizio tutti i giorni. In assenza della possibilità di cantare mantra a voce, cantate nella mente, ma soltanto dopo l’acquisizione del canto a voce alta.

Adesso e anche in futuro, dedicheremo la massima attenzione al lavoro con i chakra e già soltanto per questo motivo, la vita diventerà più gioiosa e felice.

Se non riusciamo ad acquisire il tenero canto dei mantra per i chakra non potremo andare avanti. Questa difficoltà capita spesso agli uomini che non conoscono la raffinatezza. Esiste il metodo che li potrebbe aiutare. Si sorseggia dell’acqua e si fanno dei gargarismi. Si continua, facendo scendere l’acqua sempre più giù per la gola. Il suono diventa sempre più alto. Lasciamolo diventare alto al massimo. Questo suono sarà dello stesso tono con il quale si cantano mantra per i chakra.

Impareremo ancora un metodo per purificare e sviluppare i chakra. Creiamo dietro o dell’anahata l’immagine della dimensionale figura bianca splendente, che è formata dai quattro triangoli,uniti lateralmente, che si chiama tetraedro. Facciamola entrare da dietro con l’angolo davanti in ogni chakra, uno dopo l’altro, (escluso sahasrara e muladhara) e facciamola girare velocemente attorno all’asse orizzontale, che passa da dietro in avanti nella direzione antioraria, se si guarda da dietro. Per altri due chakra tutto questo bisogna farlo intorno all’asse verticale. Per sahasrara l’angolo del tetraedro deve essere girato in alto. Per muladhara in basso. La direzione è antioraria, se guardiamo da dentro al corpo. Se accompagniamo quest’esercizio con i corrispondenti mantra, sarà più facile il compimento di esso.

Tutti gli esercizi, descritti sopra, con i chakra e in seguito con i meridiani è più comodo farli in piedi.

Esiste ancora un semplice esercizio con il cuore spirituale che ognuno può provare a fare senza alcuna condizione. Percepiamo la nostra testa trasferita nella gabbia toracica: il naso, la fronte, le labbra. Proviamo a muoverli. Per non farla “salire” al suo posto immaginiamole un cappello sopra. E adesso la cosa più importante è aprire gli occhi, “sbattere” le palpebre… Ora impariamo a vedere il mondo esterno con gli occhi dal torace. Lo percepiamo diversamente da com’era prima: il mondo non sarà più grossolano e duro, ma sottile, tenero, che risponde alle emozioni dell’amore.

Questa è l’apertura del cuore spirituale.

Tutto è molto semplice. L’importante è avere il desiderio di farlo!

In futuro bisognerà imparare a guardare non soltanto in avanti dall’anahata, ma anche dietro.

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Dopo aver imparato profondamente tutto questo, la stessa cosa bisogna imparare a fare con tutti i chakra. (“Le finestre” di sahasrara e muladhara diretti in su e in giù. Ma attraverso loro anche si può guardare in avanti e dietro).

Bisogna imparare a guardare dietro, non soltanto per sviluppare i chakra. Guardando avanti noi siamo abituati a vedere il mondo materiale, invece dietro ci sono sottili e puri eoni della Consapevolezza, che abita in essi.

È di più, con quest’esercizio noi ci prepareremo al momento in cui potremo consapevolmente uscire dal corpo. E anche questo bisogna imparare a fare all’inizio da dietro, da dietro dell’anahata.

Le uscite dal corpo

Tanti mistici di paesi e di culture diverse “cadono in trappola”, quando cercano di imparare ad uscire dal corpo in avanti o in alto e assolutamente non dall’anahata. Loro capitano negli strati del “piano astrale” (corrispondente al loro status della scala finezza-grossolanità) che è il più vicino al mondo materiale e perciò energicamente abbastanza denso. Dal “piano astrale” si vede molto bene il mondo della materia, la gente, i loro pensieri. Appare la possibilità di sorvegliarli di nascosto, fare scherzi su di loro, avere influenza sulle loro percezioni… Questo sembra molto divertente…

Ma, quando muore il corpo, tale persona rimane attaccata alle cose materiali senza essersi avvicinata a Dio. La sua incarnazione era inutile, non è servita a niente.

Se noi siamo riusciti a compiere le necessarie trasformazioni con i nostri principali meridiani e piuttosto con citrini (Brahmanadi), che è una delle più sottili strutture dell’organismo, allora noi usciremo tramite esso nello Spirito Santo. E lì noi vediamoLo come Luce-Amore, percepiamoLo come la Tenerezza. Lì noi impareremo a riunirci a Lui, essere Lui.

… Davvero questa prospettiva non vi stimola a rinunciare ai vostri vecchi vizi? E con “tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutta la forza” buttarvi negli abbracci Divini?

Lo sviluppo dei chakra. Dan-tian

Per ora, possiamo fare la pratica nel riempire i chakra con l’immagine della pura splendente luce bianca, che arriva in ogni chakra dal tubo immaginario. che proviene da una potente pompa.

Le immagini, che noi creiamo nei sottili eoni, lì diventano la realtà. Con il loro aiuto si può purificare le proprie strutture energetiche e anche guarire altra gente, eliminando le macchie scure delle malattie, compiere “interventi chirurgici” con gli strumenti immaginari.

Da questo momento del lavoro, noi possiamo diventare i buoni guaritori.

Guarire la gente è una delle varianti di regalare l’amore. Perciò, quando noi cerchiamo di curare, ci viene ad aiutare con gran gioia lo Spirito Santo; ed ancor di più, quando noi chiediamo il Suo aiuto!

Avendo già le capacità di comunicare con Lui, Lo facciamo passare durante la guarigione tramite i nostri chakra, secondo la nostra richiesta, aiutando a sviluppare e raffinare ancora di più. (Nel modo più approfondito su quest’argomento potete leggere in [9]).

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Impareremo la nuova variante dell’esercizio con il tetraedro:

Facciamo girare l’immagine del tetraedro dietro l’anahata come punta di trapano.

2. Facciamolo entrare nel chakra come nel buco del dente marcio. Schizzerà lo sporco. Potremo lavarlo sotto la “doccia”.

Aumentiamo la grandezza del tetraedro e allarghiamo il chakra.

4. Facciamo lo stesso tipo di lavoro con tutti chakra. “Facciamo la doccia” e finiamo con shavasana.

… Il prossimo metodo del lavoro con i chakra può essere questo: entriamo in ogni chakra da dietro uno dopo l’altro, cominciando con l’anahata, percepiamo di essere lì come se fosse dentro una grotta, riempita di luce e, appoggiandoci con le mani, spostiamo ogni muro dei chakra nell’infinità…

Ecco ancora un altro bellissimo esercizio: immaginiamo di essere una potente accesa lampada elettrica della stessa grandezza del corpo; il filo del wolframio si trova nell’anahata. Illuminiamo da lì lo spazio che ci circonda.

In futuro l’immagine del filo della lampadina trasferiamolo in ognuno dei chakra, “bruciando” con esso le mani, le braccia, le gambe e tutte le altre parti del corpo dove abbiamo malessere. Così noi “bruciamo” dal corpo le energie grossolane, ci purifichiamo, c’illuminiamo, ci guariamo e ci facciamo abituare ad essere la luce. Perché anche “Dio è Luce, e che in Lui non vi sono tenebre alcune” (1 Giovanni 1:5). Così noi, pian piano, cominciamo a fare avvicinare noi stessi allo stato di Dio.

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I chakra sviluppati si riuniscano nei gruppi funzionanti che si chiamano in cinese dan-tian.

Il dan-tian superiore è un complesso di tre chakra superiori, quello che si chiama medio è presentato dal chakra anahata e dan-tian inferiore, che è composto da tre chakra inferiori.

Di loro tre è più importante il dan-tian medio, perché proprio tramite lui possiamo trasformare noi stessi in Amore e riunirci al Creatore. Gli altri due aiutano. Il superiore aiuta allo sviluppo del medio con la sua funzione intellettuale e la funzione dell’apprezzamento dal punto di vista estetico. L’inferiore garantisce lo sviluppo del medio con la propria energia, essendo il centro principale della forza dell’organismo.

Tutti i dan-tian devono essere sviluppati in modo armonioso, nonostante che durante l’allenamento la priorità appartenga al medio dan-tian.

La funzione principale dell’organismo umano davanti a Dio è amore. Ma questo è impossibile senza mantenimento intellettuale, etico e di forza. Perciò sulla Via spirituale sì da corrispondente attenzione ad ognuno di queste funzioni. È molto importante ricordare sempre di seguire la linea dell’aumento della purificazione della coscienza: i casi di caduta di nuovo nella grossolanità significano perdere i risultati delle fatiche precedenti e nel miglior caso avverrà la fermata nello sviluppo e, a volte, la completa perdita.

Il giusto sviluppo del dan-tian inferiore (che con altro termine si chiama “hara”) si raggiunge in modo ottimale, trovandosi sui “posti di forza”, tramite speciali metodi meditativi. Uno dei segreti è l’attivazione delle funzioni “embrionali” dei meridiani che collegavano, tramite il cordone ombelicale, sistemi energetici della madre e del bambino. Proprio dopo essere “risorto” il hara comincia a funzionare come unico complesso, come unico centro “di forza”.

Lavoro con i meridiani. Sushumna, citrini, jen-mo, “orbita microscopica”, il meridiano centrale

Dopo l’acquisizione degli esercizi descritti sopra sarà necessario sistemare nel modo giusto i meridiani principali del corpo.

Tutto il corpo umano, come quello degli animali e delle piante, è penetrato dai tanti canali che sono invisibili alla vista normale e che trasmettono nell’organismo le energie dei diversi tipi di raffinatezza. Essi si chiamano meridiani (o nadi). Sono stati scoperti e stati usati nell’antica medicina cinese.

Essi possono essere scoperti tramite la loro conduttività elettrica che è superiore al resto del corpo (non bisogna mai dimenticare che l’elettricità, anche quella più bassa, per loro non è adeguata e i metodi della diagnostica elettrica possono essere eseguiti soltanto in caso di necessità).

I meridiani possono essere visibili alle persone che sono riuscite ad allargare il diapason della loro percezione, tramite sistemi d’allenamento che somigliano al nostro.

A causa dei processi infiammatori nel corpo, alimentazione sporca e altre condizioni esterne sfavorevoli di tipo energetico, i meridiani possono perdere la loro conduttività. Allora iniziano le malattie di lunga durata degli organi che sono privi del mantenimento energetico adeguato. Tali malattie di solito non si guariscono completamente soltanto con dei medicinali. E allora in quei casi sono molto effettivi i metodi di agopuntura e altri metodi che gli somigliano: con il laser, con le vibrazioni e tramite l’azione sui “punti attivi biologicamente” sulla superficie del corpo. Con questo si fa partire la conduttività dei meridiani grazie al flusso energetico che si manda tramite loro.

Ma sempre più efficace è pulire i meridiani da soli: con l’aiuto dei metodi descritti nel nostro libro.

Parliamo adesso dei meridiani che possono essere usati con successo nella pratica dell’autoregolazione psichica.

Tutti i chakra sono collegati fra loro tramite i grandi meridiani che passano lungo la colonna vertebrale e anche lungo il lato anteriore del corpo e alla fine nel mezzo di esso.

Lungo la colonna vertebrale da muladhara fino sahasrara passa un canale larghissimo, che si chiama sushumna (in cinese tu-mo o du-mo). Una delle sue funzionalità è distribuire l’energia che si riceve dal cibo fra i chakra. Dentro dei limiti di sushumna, nella sua parte posteriore, si separa il canale molto più stretto (con il diametro circa di 2 cm) che si chiama vadjrini; proprio tramite lui l’energia, che si chiama udana, arriva dallo svadhisthana verso gli altri chakra.

Il terzo canale della colonna vertebrale si chiama citrini (Brahmanadi) e passa dietro il sushumna. Esso comincia dalla parte posteriore di sahasrara, passa sotto l’osso della nuca, scende lungo la parte posteriore del collo e dopo lungo la parte posteriore della colonna vertebrale e della pelle.

Citrini è una struttura molto importante. Essa ci servirà com’esempio di uno stato molto raffinato. Con questo meridiano noi dovremo sintonizzare la nostra sfera emozionale.

Secondo la “scala degli idrogeni” di Gurdjiev [54], lo stato di citrini ha valore di H-3. Questo è il livello della raffinatezza dello Spirito Santo. Imparando a concentrarci in citrini, potremo tramite esso entrare con la consapevolezza in eoni dello Spirito Santo, comunicare direttamente, abbracciare e dopo riunirci a Lui.

Così le verità religiose dall’astratto diventeranno realtà.

Il sistema dei chakra è riunito anche tramite il canale anteriore (jen-mo). Lui comincia dal punto iniziale superiore del sushumna, gira intorno al sahasrara, dividendosi in due, e dopo si riunisce nella parte della fronte. Dopo di questo si divide di nuovo in canali piccoli, scende lungo il viso e si riunisce nella parte del vishudha. L’altra parte del canale scende nel mezzo della testa, attraverso il palato, va verso il midollo e nella parte del collo si riunisce con gli altri. Poi il canale, come nastro largo, scende lungo la parte anteriore del corpo, passa attraverso il pube e va verso l’osso sacro.

Merita particolare attenzione la parte superiore del canale che riunisce in un blocco funzionale i quattro chakra del “centro emozionale” [54]: anahata, vishudha, manipura e ajna.

In questo complesso sono più importanti anahata e vishudha. Dal manipura dipende l’intensità delle emozioni, tramite l’ajna si comunica con il complesso dell’ipotalamo e dell’ipofisario, che controlla tramite il sistema endocrinologo la coordinazione delle reazioni emozionali e del comportamento di tutto l’organismo.

Soltanto quelli, che hanno il canale anteriore sviluppato e sanno di usarlo, hanno sperimentato veramente emozioni positive dell’altissimo livello dal contatto con l’altra gente, con la natura. Ma loro sono pochi: sono dieci su migliaia. Il canale anteriore sviluppato senza gli esercizi speciali capita raramente.

Il sistema dei meridiani vertebrali e del meridiano anteriore secondo la tradizione cinese si chiama “orbita microcosmica”*. Tramite la circolazione nella “orbita microcosmica” si realizza uno dei momenti della trasformazione delle energie nell’organismo. Il suo scopo è creare e conservare nell’organismo “elisir d’oro” così nell’alchimia antica chiamavano la sottile energia che ricevevano tramite la trasformazione.

Il compimento dell’esercizio con “l’orbita microcosmica” dà un effetto emozionale molto positivo.

Anche il meridiano centrale riunisce il sistema dei chakra. Questo largo meridiano collega i chakra sviluppati passando nel mezzo di tutto il corpo in modo verticale. Lui si forma insieme allo sviluppo dei chakra: le persone con i chakra non sviluppati sono prive di esso. La larghezza del canale corrisponde al diametro dei chakra. Anche questo è una struttura molto importante.

* * *

Cominciamo dal sushumna. Il modo più facile per pulirlo è con l’immagine della “spazzola” che si usa per lavare le bottiglie. Per farlo dobbiamo allontanarci dal corpo dietro dall’anahata, diventiamo più grandi di esso e dopo con due mani cominciamo a “strofinare” sushumna con la “spazzola”. La cosa più importante è che è necessario purificare anche il passaggio dal sushumna al muladhara. La sua direzione non è direttamente giù, ma giù-in avanti.

Adesso il meridiano centrale. Il lavoro con lui è più comodo realizzarlo sui punti di forza che favoriscono le uscite della consapevolezza nella parte sotto il corpo. È chiaro che la consapevolezza del praticante deve essere sviluppata con gli esercizi precedenti, fino al punto di essere in grado di allontanarsi sotto il corpo senza perdere lo stato raffinato.

Entrando da sotto nel meridiano medio “laviamo” le sue pareti, per esempio immaginando la spugna con la schiuma di sapone.

Dopo puliamo la parete divisoria fra il sushumna e il meridiano centrale. Per farlo bisogna trovarsi in due meridiani contemporaneamente, entrando nel sushumna da sopra e nel meridiano centrale da sotto. Allora diventano visibili la parete divisoria e possibili macchie scure su di essa. L’eliminazione di queste macchie fa parte della guarigione del corpo.

Quando il meridiano sushumna è stato pulito si può cominciare il lavoro con “l’orbita microcosmica”. Per farlo noi entriamo da dietro nei due chakra inferiori, alziamo loro energie lungo il sushumna, “trasferiamo” negli altri meridiani e facciamole scendere lungo il meridiano anteriore di nuovo verso i chakra inferiori. Ripetiamo quest’esercizio più volte. Le energie grossolane, che di solito provocano le malattie, si trasformano in quelle sottili nel meridiano jen-mo.

Dopo i primi esercizi con “l’orbita microcosmica” è necessario fare rilassamento profondo nel “shavasana”.

In futuro si potrebbe imparare a fare il cambiamento volontario della traiettoria del movimento dell’energia lungo “l’orbita microcosmica” nel modo che il suo flusso passava nei posti malati (se loro sono ancora rimasti). Questo conclude la loro guarigione.

Noi abbiamo cominciato a girare l’energia lungo “l’orbita” facendo partecipare il meridiano sushumna. In futuro la stessa cosa deve essere imparata a fare con citrini lungo il “bozzolo” che circonda il nostro corpo. Tutto questo ci dà le nuove tappe del risanamento dell’organismo e della raffinatezza della consapevolezza. Nella nostra pratica tutto questo si fa facilmente sui corrispondenti punti di forza che sono le zone che abbiano il positivo significato energetico per l’uomo. Cercateli vicino a voi, forse li troverete.

Come conclusione vorrei notare che esistono le metodiche cinesi Qi Gong, che sono state portate in Europa. Secondo il loro insegnamento loro lavorano con “l’orbita microcosmica” senza il lavoro preparativo con i chakra e i meridiani. In tale caso tutto il lavoro si compie soltanto al livello delle immagini. Gli effetti della purificazione, della guarigione e della raffinazione, non si raggiungono.

“Bozzolo”

Com’è stato detto prima i “bozzoli” energetici si trovano intorno ai corpi di tutte le creature viventi incarnate. (Li chiamano anche “corpi dell’etere”. Bisogna considerare che il significato dell’ultimo termine è “sfuocato”: a volte gli autori con esso nominano anche altre strutture e altri stati quando semplicemente non sanno come chiamarlo).

“I bozzoli” si formano dalla somma dei campi biologici di tutte le cellule del corpo. Essi possono essere fatti di tanti strati delle energie diverse secondo la loro densità e la loro posizione verso il corpo.

“I bozzoli” della gente sana hanno la forma ovale come l’uovo. Al livello dei posti malati le pareti sono irregolari: sporgenti o rientranti; e quest’irregolarità corrisponde all’aumento o all’abbassamento dell’attività bioenergetica delle cellule delle parti del corpo colpite dalle malattie. Questo ha significato nella diagnostica extrasensoriale e può essere scoperto con il metodo della percezione dei confini dei “bozzoli” con la mano. Bisognerebbe imparare a vedere i “bozzoli”.

Vedere con la chiaroveggenza il proprio “bozzolo” e anche i “bozzoli” degli altri è possibile, usando il seguente metodo. La concentrazione della consapevolezza (“punto d’unione” parlando come Juan Matus) bisogna abbassarla nella zona che si trova a distanza di 50 cm circa dietro i piedi. Da lì guardiamo dentro lo spazio del “bozzolo” da dentro e cominciamo a pulirlo.

La purificazione del “bozzolo” fa parte dei metodi della guarigione precedenti. Le energie che provocano le malattie spesso si localizzano non nel corpo, ma proprio nel “bozzolo”.

“Le vesciche della percezione”

Tale tappa del lavoro si conclude con la conoscenza che i “bozzoli” sono composti da due parti differenti che sono state chiamate da Juan Matus [10] “le vesciche della percezione”. Questo termine è stato affiancato dall’associazione di esse con le vesciche natatorie di alcuni tipi di pesci.

“Il bozzolo” si divide in due “vesciche della percezione” che si trovano al livello della clavicola. La “vescica” superiore copre la testa e il collo, invece quell’inferiore il resto del corpo.

Con altre parole la “vescica” superiore è composta dal dan-tian superiore, e quell’inferiore è composta dagli altri dan-tian e le gambe.

La “vescica” superiore ha il grande significato nel rapporto con il mondo materiale, e la “vescica” inferiore con quello non materiale. Il praticante percepisce da dentro di loro separatamente il mondo della materia o altri eoni.

La crescita quantitativa della consapevolezza e il lavoro meditativo procedono prima di tutto grazie alla “vescica della percezione” inferiore.

La sua parte principale è il dan-tian medio nel quale noi, raffinandoci e allargandoci, ci avviciniamo al Perfezionamento. Vorrei sottolineare, e non è la prima volta, che questo è la base principale di tutto il lavoro psicoenergetico e gli allontanamenti da questa Via portano dei lunghi sbandamenti e le inutili perdite del tempo così prezioso della nostra esistenza nei corpi sulla Terra.

Lo sviluppo armonico della seconda componente importante della “vescica della percezione” inferiore, che sarebbe dan-tian inferiore (hara), è necessario per raggiungere il successo nella meditazione. Ma considerare questo come la base della crescita spirituale, che è caratteristico per tante scuole delle arti marziali, è un grande errore.

Anche l’energetica del corpo potrebbe essere divisa in 4 segmenti. Ma su questo tema parleremo nelle prossime tappe dell’avanzamento spirituale.

* * *

Tali esercizi cambiano, non soltanto l’uomo stesso nella direzione giusta, ma anche cambia l’atteggiamento degli altri verso di lui. Perché diventa molto piacevole comunicare con questa persona e anche soltanto starle vicino. La gente cerca la sua compagnia e i suoi consigli. Ho visto tanti cambiamenti di questo genere.

… Mi ricordo bene due casi allegri.

Una volta dopo le lezioni si avvicina una delle allieve e si lamenta: si, tutto bene quello che Lei dice, ma che cosa devo fare con il mio vicino, è molto cattivo, noi non ci salutiamo e non parliamo da anni! Io le rispondo: allora comincia da subito a mandargli il tuo amore attraverso il muro, seguendo la formula “Croce di Buddha”. Alla seguente lezione lei mi racconta: ho fatto come Lei mi ha detto e la mattina dopo, quando ci siamo incontrati, lui mi ha sorriso e dopo mi ha domandato: “Perché noi non ci siamo mai salutati? Mi piacerebbe avere con te un buon rapporto!”

L’altro esempio. Una giovane donna è arrivata alle lezioni piangendo. Domando: che è successo? Lei racconta: sono stata sulla spiaggia, facevo la “Croce di Buddha”, all’improvviso si è avvicinato un bambino e ha detto: “Signora non andare di là, perché lì ho visto un serpente”. “Che cosa c’è da piangere?” – ho chiesto. “Perché per la prima volta durante 30 anni un bambino si è avvicinato della sua volontà!”.

La realizzazione delle funzionalità del cuore spirituale è il primo passo serio dell’uomo verso Dio. Questo può diventare per lui un inizio della grande Via Retta verso la completa Autorealizzazione spirituale, verso il Perfezionamento, verso un’Unione con Dio nell’aspetto della Consapevolezza Primordiale, del Creatore.

* * *

Tutti gli esercizi con i chakra e anche altri allenamenti meditativi è più comodo farli in piedi e a volte durante la passeggiata.

Lo sviluppo della forza nella raffinatezza (la corretta “cristallizzazione” della consapevolezza)

Ci sono poche persone che riescono, subito dopo aver realizzato il corso degli esercizi descritti sopra, ad iniziare l’acquisizione dei metodi del successivo livello superiore dell’avanzamento spirituale. Possono andare avanti velocemente soltanto quelli che hanno già acquisito tali livelli nelle precedenti reincarnazioni e adesso soltanto stanno ripetendo. Invece gli altri devono fermarsi per fare stabili gli stati acquisiti.

Questo non significa smettere di esercitarsi. Bisogna leggere, ragionare, discutere, cercare di aiutare gli altri, cercare di “sentire” la valutazione da parte di Dio di tutto quello che fai… Sempre più profondamente entrare in armonia con la natura, specialmente la mattina presto. Sarebbe bello imparare a conoscere i migliori uccelli canterini e sapere di sintonizzarsi con la loro raffinatezza.

Possono essere praticati anche gli speciali esercizi estetici, analizzando le opere d’arte.

Per raggiungere la “forza nella raffinatezza” (usando la terminologia di Gurdjiev [54] “cristallizzazione” della consapevolezza che è un analogo alla crescita del cristallo) è necessario praticare le meditazioni sui “punti di forza”, “la corsa meditativa” e i bagni invernali nell’acqua ghiacciata. Si potrebbero aggiungere anche gli esercizi speciali della “ginnastica atletica” e le varianti del “volteggiare” del sufismo. Tutto questo sullo sfondo delle meditazioni speciali, ma questa informazione non è adatta per essere descritta nel libro.

È molto importante sottolineare che la corretta “cristallizzazione” si realizza tramite la crescita dell’energia della consapevolezza che si trova nel cuore spirituale. Per procedere con il successo è necessario avere le strutture di tutti i dan-tian sviluppati e funzionanti correttamente.

La “cristallizzazione” sarà corretta soltanto se realizzata dalla consapevolezza che cresce nei sottili eoni: in questo modo coltiviamo in noi stessi la Divinità. Invece la “cristallizzazione” grossolana delle persone che si alimentano con i corpi degli animali uccisi e vivono nelle emozioni grossolane senza avere la giusta aspirazione spirituale, potrebbe trasformarli in diavoli. È importante sapere che gli stessi esercizi psicoenergetici portano o il primo o il secondo effetto, che dipende dallo stato interno del praticante.

Perciò è molto pericoloso scoprire i segreti delle conoscenze esoteriche misteriose per quelli che non sono pronti ad usarli nel modo giusto.

I bagni invernali all’aperto

Uno dei migliori metodi del rafforzamento della salute e anche dell’aumento della potenza energetica dell’organismo è praticare i bagni invernali all’aperto.

È stato dimostrato che la quantità dei casi del raffreddore, praticando i bagni nell’acqua ghiacciata, diminuisce di 60 volte e negli altri casi di 30 volte. Questo metodo può guarire anche il mal di schiena, l’ipertensione, la tubercolosi, il diabete, le malattie dello stomaco e dell’intestino, le infiammazioni degli organi sessuali, le malattie della pelle ecc. [23,29].

Si può cominciare a fare i bagni nell’acqua ghiacciata non soltanto d’autunno, ma anche durante l’inverno. Ma prima bisognerebbe acquisire i metodi dell’autoregolazione psichica. In tale caso questo favorisce il rafforzamento della capacità di vivere nei sottili stati psichici.

L’uscire fuori al freddo senza vestiti e fare il bagno nell’acqua ghiacciata diventa non soltanto l’atto della forza della volontà, ma anche un esperimento su se stesso, sulla capacità di rimanere negli stati sottili in ambienti sfavorevoli. È molto utile staccarsi al massimo dalle percezioni del corpo e soltanto osservarle dalla profondità dei sottili piani dello spazio che ci circonda.

Sul “colpo del freddo” l’organismo risponde con lo stress energetico che potrebbe essere accompagnato dalle emozioni positive o negative. Tutto dipende dallo stato iniziale e dalla capacità dell’autoregolazione psichica. Il sistema energetico dell’organismo aumenta bruscamente la sua attività. Parte l’intensiva formazione del caldo. Lo stato psichico iniziale e lo stacco dalla percezione del corpo permettono di non sentire il freddo nell’aria e nell’acqua anche con la temperatura sotto zero. Dopo l’uscita dall’acqua durante 10-20 minuti non si sente il freddo e a volte si sente il caldo grazie alla continua formazione della grande quantità di caldo dall’organismo. Ma poi le risorse dell’organismo si esauriscono e appare il brivido e il tremito. Continuando l’allenamento, l’intensità di questi fenomeni diminuisce. Per scaldarsi in questi momenti si possono fare movimenti attivi nell’ambiente caldo o vicino al fuoco. Proprio questi stress e lo svuotamento del sistema energetico lo allenano e aumentano la sua mobilità e la capienza energetica.

Bisogna bagnare necessariamente la testa. Entrando nell’acqua, bisogna immergersi a fondo e subito tornare fuori, attendere finché non si calma la respirazione, dopo di ché rientrare nell’acqua fermando il respiro. Proprio in questo momento si può osservare dell’energia oscura che esce dal corpo e vola via, portando la guarigione.

In Russia, Porfirio Korneevich Ivanov, con la sua vita, ha dimostrato la possibilità dell’armonica unione con la natura in tutte le sue manifestazioni. Anche quando la temperatura scendeva sotto zero lui si trovava fuori di casa vestito soltanto con le mutande ed era scalzo, faceva il bagno all’aperto più di una volta al giorno, si versava l’acqua ghiacciata addosso d’inverno direttamente dal pozzo e dormiva senza vestiti sulla neve.

Sicuramente il bagno nell’acqua ghiacciata è una procedura del rinforzamento dell’organismo più efficace, ma se vicino alla vostra casa non c’è il fiume o il lago si può immergersi nella vasca con l’acqua ghiacciata. Durante l’inverno se avete la possibilità distendetevi senza vestiti sulla neve.

Bisogna considerare che l’acqua superiore a 8 gradi non fa partire il processo energetico. Fare il bagno in tale acqua è poco effettivo e quelli che non sono allenati rischiano di prendere il raffreddore.

Le procedure del freddo si possono praticare anche durante gli allenamenti speciali, per togliere la sensazione della stanchezza, nel caso in cui, per diversa causa, abbiamo perso l’armonia interna o abbiamo smesso di vedere in noi la luce.

Tutte le procedure del freddo devono necessariamente essere accompagnate dall’autoregolazione psichica e non soltanto tramite l’atto della volontà. Non bisogna mai cercare di aumentare l’effetto tramite bruschi sbalzi di temperatura. Per esempio: se noi vogliamo buttarci l’acqua fredda addosso, dal secchio rovesciandolo, prima immergiamo le mani e sentiamo come i flussi della freschezza e della gioia ci salgano lungo le braccia. Dopo laviamo il viso e sentiamo come tramite esso la freschezza e la gioia entrano in noi. Buttiamo un po’ d’acqua sulla nostra testa, immaginando che questa sia l’acqua della neve sciolta dal sole primaverile, che questa sia proprio la primavera. E allora apparirà un sincero desiderio di riunirci a quest’acqua con tutto il corpo!

Dopo di tutto questo osserviamo i processi energetici nell’organismo. Lì si può vedere luminosa luce-fuoco di colore bianco che bisogna cercare di fare ardere ugualmente in tutto lo spazio dentro il corpo. Questo fuoco ha anche la possibilità di curare.

Come conclusione vorrei aggiungere che anche senza l’insegnamento preparativo dell’autoregolazione psichica i bagni nell’acqua ghiacciata hanno salvato tante persone dalle gravissime malattie che erano considerate come non curabili come per esempio il cancro. Noi conosciamo tantissimi casi di guarigione tramite questo metodo da gravi malattie delle vie respiratorie. Esiste l’esperienza della guarigione anche dei bambini e questo merita di essere studiata seriamente.

Ma bisogna ricordare che questo metodo non può essere considerato come la medicina contro tutte le malattie. Per esempio con le malattie croniche che sono accompagnate dalla febbre questo metodo non da sempre l’effetto positivo. Perché in questo caso l’organismo non ha più le risorse energetiche che potrebbero essere attivate durante il bagno nell’acqua ghiacciata.

In tale caso possono essere d’aiuto i bagni nell’acqua ad alta temperatura [31].

È vietato forzare la persona a fare il bagno nell’acqua ghiacciata anche per cercare di guarirla, perché proprio il desiderio e lo stato preparativo psichico garantiscono l’effetto.

La corsa meditativa

Il potente metodo dell’aumento della potenza energetica dell’organismo e dello sviluppo del suo sistema energetico è la corsa meditativa. Questa metodica è stata creata inizialmente dai ricercatori spirituali del Tibet (corsa “lun-gom”). In Russia è diventata popolare come la corsa di gruppo grazie agli sforzi di Ian Koltunov (Mosca).

Il metodo è composto essenzialmente dal compimento delle meditazioni durante una lunga corsa di un gruppo di persone, con la velocità moderata che permette: a) di spostare l’attenzione dai sentimenti dalla sensibilità del corpo permettendo di non concentrarsi sulla stanchezza, b) di avere fisso il positivo stato emozionale, c) di allenarsi per avere la capacità della concentrazione dell’immaginazione e della meditazione, d) di sviluppare “la forza personale” (la forza della consapevolezza), e) dare gli sforzi armoniosi sui muscoli, sul cuore e sugli altri sistemi dell’organismo ugualmente ecc.

Durante la corsa di un gruppo di 5 — 50 e di più persone il conduttore continuamente (proprio continuamente) dà i comandi.

Durante la corsa meditativa tutti gli esercizi si compiono sull’alto livello energetico che come conseguenza aumenta il loro effetto.

Le condizioni della sintonizzazione psichica di tutti i partecipanti e del monotono sfondo del lavoro del sistema muscolare, sono favorevoli per la concentrazione superiore.

Tale metodo è meglio praticarlo dopo l’acquisizione delle basi dell’autoregolazione psichica. È sconsigliato fare partecipare a questo tipo di lavoro quelli che ancora non sono preparati perché loro non sono capaci di compiere il lavoro meditativo nel modo armonioso con tutto il gruppo e perciò creano le difficoltà agli altri.

Sotto descrivo la nostra modificazione di tale metodica come un programma di durata di circa 2 ore (senza considerare il tempo della preparazione). Tale programma è la tappa del passaggio verso i metodi superiori del lavoro spirituale che saranno descritti avanti.

Gli allenamenti iniziali non devono superare 30 minuti e dopo si può gradualmente aumentare gli sforzi.

Il sistema muscolare durante gli allenamenti si trasforma e perciò è necessario aumentare nell’alimentazione la quantità di proteine (latticini, uova, noci, funghi ecc.). Dopo gli allenamenti è consigliato bere latte.

Vorrei far notare che le donne possono avere un ritardo del ciclo (è molto conosciuto nella medicina sportiva); ciò non deve dare preoccupazioni.

In caso che gli allenamenti vengano fatti la mattina, è meglio bere prima un bicchiere d’acqua con un cucchiaio di miele. Se ci si allena durante il giorno o la sera meglio mangiare qualche ora prima. Correre con lo stomaco pieno è impossibile.

Il vestiario durante la corsa deve essere leggero. In caso che la temperatura sia superiore a 0 gradi sarà sufficiente una tuta sportiva. Il riscaldamento del corpo non deve essere dannoso.

D’estate durante il caldo si consiglia di fermarsi per fare il bagno all’aperto nei posti adatti. Ma meglio di tutto è fare la corsa la mattina e dopo, durante il giorno, trovarsi vicino all’acqua. Si può fare discussioni su argomenti diversi, per esempio sulle risorse alimentari del bosco.

D’inverno si può concludere la corsa facendo il bagno nell’acqua ghiacciata, ma vicino deve esserci o l’ambiente caldo o il fuoco acceso.

Se non esiste tale possibilità basta fare la doccia. È necessario lavare il corpo con acqua, in caso contrario ci si potrebbe sentire male.

Prima della corsa è molto importante compiere la preparazione intensiva di tutti i muscoli del corpo (la sua metodica è stata descritta prima). D’inverno meglio farla dentro un edificio per uscire fuori nello stato fisico già riscaldato.

Ora si comincia la corsa. Il conduttore corre per ultimo per far sentire a tutto il gruppo la sua voce. Il primo comando tratta della corretta postura:

 

“Attenzione alla postura. Il corpo è dritto. Si può anche inclinarlo appena indietro. I muscoli della schiena non devono essere tesi. Rilassiamoli. Anche la testa è spostata appena indietro. Rilassiamo i muscoli posteriori del collo.

Attenzione ai piedi. Mettiamoli paralleli. Sono rilassati. Essi dolcemente toccano la terra. Rilassiamo i muscoli dei polpacci e delle cosce. Avremo la sensazione che le gambe siano sempre rilassate, il momento della spinta non è percepibile.

Attenzione alla gabbia toracica. Essa è alzata. Durante tutta la corsa rimane in questa posizione.

Facciamo entrare aria nel petto e così lasciamolo in questo stato espanso. La pancia è rilassata ma non si abbassa.

Dobbiamo essere attenti che il corpo non cominci ad inclinarsi in avanti, altrimenti esso subito si stanca. Correggiamo la sua posizione. Attenzione alle mani: esse sono rilassate e si muovano liberalmente.

Immaginiamo che il nostro corpo sia legato con un lunghissimo filo ad un lontano oggetto cosmico. Il corpo rilassato si trova per aria e quasi non tocca la terra.

Abbassiamo la concentrazione della coscienza in muladhara. Da lì dirigiamo lo sguardo verso il centro della Terra. Vediamo lì il mare della Luce Focosa. Mandiamo dal muladhara il raggio verso di esso. Adesso esso raggiunge la dimora di questa Forza… Il potente impulso energetico si dirige in su lungo il raggio riempendo i chakra e tutto il corpo. Ripetiamo l’esercizio. La concentrazione è in muladhara. Mandiamo il nostro raggio verso il centro della Terra…, riceviamo l’impulso della Forza!… Percepiamo l’energia nei chakra. Tutto il corpo si è riempito di forza, di luce. Esso si è allargato, la densità dell’energia aumenta… Ripetiamo ancora e ancora una volta…

Immaginiamo sotto la superficie della Terra, alla profondità di 30 metri, un aspirapolvere gigantesco. Quando lo accendiamo esso comincia ad aspirare e a mandare nel centro della Terra, per farle bruciare, tutte le energie scure che si trovano dentro e fuori di noi. Accendiamo il motore, il suo rumore aumenta, aumenta anche la sua potenza… Guardiamo nello spazio che ci circonda, osserviamo come volano giù dentro il tubo dell’aspirapolvere le energie scure. Osserviamo la loro strada… Loro si dirigano con la grande velocità verso il centro della terra e lì spariscono…

Osserviamo lo spazio che circonda ognuno del gruppo a distanza di 1 metro. Aumentiamo la potenza del motore di 2 volte. Osserviamo come si staccano e volano via i pezzi scuri. Controlliamo con attenzione lo spazio attorno alla testa…, il collo…, il petto…, la pancia…, le anche.., le cosce…, i polpacci…, i piedi…

Dirigiamo l’attenzione sullo spazio dentro ai nostri corpi. Ora la potenza aumenta di 4 volte. Il rumore dell’aspirapolvere è ancora più forte. La sua forza porta via tutto lo scuro che ancora è rimasto nei nostri corpi, che ancora non si è staccato. Osserviamo la testa, il collo, il petto, la pancia, le gambe… Il corpo si riempie da sopra con la pura luce che prende il posto di quello che è andato via…

Rivolgiamo verso l’alto i palmi delle mani. Su di loro ci sono due palline da tennis fatte di bianca luce dorata. Passatele da una mano all’altra. Esse diventano più lucide più fulgide. Riuniamole in un’unica palla nella mano sinistra. Gonfiamola con l'energia del nostro anahata…

Con il muladhara “inspiriamo” e con l’anahata “espiriamo” nella palla. (Ripetiamo 10 volte). La palla diventa grande come un cocomero… Ancora qualche “espirazione” nella palla. Adesso il suo diametro misura un metro… Ecco che le palle di ciascun membro del gruppo si riuniscono in un’unica grande palla… Guardiamo da dentro di essa e noteremo che ci divide dallo spazio circostante. Dentro la palla l’ambiente è trasparente e sottile e riempito con la chiara luce. In esso si respira in maniera miracolosamente facile, si percepisce l’assenza di gravità… Sembra che tutti i corpi si riuniscano in uno solo dentro la palla, in un unico organismo… Continuiamo la corsa dentro la palla.

Facciamo una serie di pranayama. “Inspiriamo” la luce tramite le gambe ed “espiriamola” tramite il muladhara in avanti, buttando fuori tutto ciò che impedisce il movimento alla luce. Questa è la luce che si può vedere in abbondanza sotto la superficie della terra. Con la gamba sinistra “inspiriamo”, con il muladhara “espiriamo” (3-4 volte). Con la gamba destra “inspiriamo”, con il muladhara “espiriamo” (3-4 volte). Con la gamba sinistra “inspiriamo”, con lo svadhisthana “espiriamo”. (E così si continua con tutti i chakra). Con il muladhara “inspiriamo”, con l’anahata “espiriamo” (3-4 volte). Con la spina dorsale “inspiriamo” e con l’ajna “espiriamo” (3-4 volte). Con la gamba sinistra “inspiriamo”, con tutta la parte destra del corpo “espiriamo” (3-4 volte). Con la gamba destra “inspiriamo”, con la parte sinistra del corpo “espiriamo” (3-4 volte). Con il braccio sinistro “inspiriamo” tramite l’anahata, con il braccio destro “espiriamo”. (E al contrario). Con il muladhara “inspiriamo”, con il sahasrara “espiriamo”. (Lo facciamo più di una volta dopo di che si crea un flusso continuo della luce). Fermiamo questo flusso e osserviamo la nuvola di luce che si è creata sopra di noi e sta cercando di penetrare nei nostri corpi. Allora noi ci apriamo sotto di essa, la facciamo entrare e ci riempiamo con la sua tenerezza e purezza…

Nelle mani di tutti abbiamo un piccolo sole. Osserviamo la sua luce dorata e percepiamo le sue carezze… Il sole nelle mani sì disfa…, assorbiamo il suo calore e la sua luce tramite le mani in anahata, percepiamo il gonfiore in chakra. Adesso emaniamo dall’anahata la luce e il calore del sole su tutto il vivente attorno di noi…

Entriamo con la concentrazione nella parte destra dell’anahata. Troviamo lì il piano più sottile della luce e buttiamo via tutti gli strati grossolani. (La stessa cosa facciamo con la parte destra del vishudha, dopo con dell’ajna e dopo con del sahasrara. Di seguito la stessa cosa facciamo con la parte sinistra).

Immaginiamo di essere una volpe. Una volpe rossa che con la sua grande coda corre per il bosco. La corsa per lei è uno stato naturale. Corriamo fra gli alberi, le piante e i sassi. Corriamo senza fare attenzione a tutto ciò che c’è intorno. Davanti alla volpe c’è una meta. Lei deve incontrare il sole che sorge. Ecco davanti a lei la collina senza gli alberi. Arriviamo alla cima e ci fermiamo. Stiamo lì a contemplare come sorge il sole. L’attesa è bellissima, siamo pronti… Il sole sale e tocca tutto con la sua luce. Guardiamolo. La luce del sole riempie il corpo. La luce diventa più densa e alla fine diventa liquida. Riempiamo con essa tutto il nostro corpo. La densità della luce in noi è sempre in aumento…

… Adesso immaginiamo di essere il capriolo venuto da una favola. Facciamo un salto in alto, godiamo la libertà, il corpo si riempie di felicità e della gioia del volo sopra il bosco e i campi nella tenerezza del mattino, nella dorata luce del sole. Siamo colmi di felicità e d’entusiasmo. Respiriamo con tutto il petto la freschezza del vento caldissimo, mescolato con la luce del sole. Sotto di noi c’è un fiume del bosco e le coline coperte dall’erba e dai cespugli. Il tocco del vento caldo muove le foglie degli alberi. Stiamo avvicinandoci alla terra. Cominciamo a sentire il profumo dei fiori. Abbiamo toccato la terra, di nuovo abbiamo avuto la spinta, siamo nello spazio della luce e di nuovo la gioia infinita del volo!… Percepiamo con la nostra pelle il calore dei raggi del sole, sorridiamo al sole, a tutto il mondo, a tutto il vivente attorno: ai fiori, all’erba, agli uccelli, agli alberi, agli insetti, agli animali, alla gente! Vogliamo riempire tutti con la luce della gioia, fare sciogliere le anime grossolane!… Che felicità vivere in armonia e in amore con tutti e con tutto!

Torniamo nel nostro corpo umano che continua a correre. Saremo a formare intorno a esso un “involucro” fatto di luce. “Involtiamolo”, cominciando da giù a distanza di 50 centimetri dal corpo, con la benda larga in senso orario guardando dal basso. Creiamo “l’involucro” attorno ai piedi…, attorno alle caviglie…, alle cosce…, alle anche…, alla pancia…, al petto…, al collo…, alla testa…, tocchiamo con le mani della coscienza da dentro “all’involucro” le sue pareti… Vediamo sopra di noi il nostro riflesso come se fosse il nostro doppio che corre con le gambe in su. Adesso dobbiamo formare “l’involucro” attorno al suo corpo: intorno alla testa…, al collo…, al petto…, alla pancia…, alle anche…, alle caviglie…, ai piedi… Stacchiamoci “dall’involucro” e prendiamo un volo all’altezza di 5 metri. Non guardiamo giù. Godiamo la freschezza del vento, della libertà, della vastità… Alziamoci sempre più in alto sopra il parco (il bosco, lo stadio). Attorno di noi volano gli uccelli, salutiamoli. Siamo già sotto le nuvole, osserviamoli da sotto. Prepariamoci ad attraversarli per arrivare lì dove risplende il Sole (se corriamo alla luce del giorno). Per un secondo immaginiamo di essere un piccolo missile e arriviamo lì, dove il mondo è pieno di luce e di gioia! La luce del Sole si riflette dalle nuvole bianche che si trovano sotto. Che splendore della gioia nei raggi del Sole! Siamo colmi di luce e di gioia!

Adesso siamo diretti nel cosmo, lasciamo il sistema solare… Stiamo navigando nella vastità del cosmo infinito… Attorno ci sono le stelle… Il silenzio… In tutta la completezza percepiamo l’eternità e l’infinità dell’universo… Le stelle scintillano… Questo è il polso del cosmo. Entriamo in questo ritmo. Lo scintillio delle stelle. Il silenzio. La calma. L’Eternità e l’Infinità…

Cominciamo il ritorno. Stiamo avvicinandoci al Sole. Esso diventa sempre più grande, più grande, tuffiamoci nella luce dei suoi teneri raggi, di nuovo ci riempiamo con essi, siamo colmi di gioia! Siamo fermi sopra le nuvole bianche in modo accecante, facciamo il tuffo attraverso loro. Sotto di noi c’è la superficie del nostro pianeta, i boschi, i fiumi, i campi, i paesi, le città… Cominciamo a scendere. Sotto di noi c’è la superficie della Terra. Illuminiamo tutto il vivo con la luce del Sole che abbiamo raccolto nei nostri corpi… Regaliamo la nostra tenerezza ai pini, agli abeti, alle betulle, agli uccelli, agli animali, alla gente… Auguriamo a tutte le persone di vivere in pace e in armonia con tutti e con tutto… Versiamo la luce dell’amore in tutti i cuori induriti. Liberiamoli dalla grossolanità, dall’odio, dalla violenza, dalle bugie! Riempiamo il mondo con la beatitudine della pace e dell’amore! Riempiamo tutti i cuori con la luce solare!

Scendiamo sopra la nostra città, sopra il nostro parco, ancora più giù, guardiamo il gruppo delle persone che corrono, sono i nostri corpi, ci avviciniamo a ci riuniamo a loro.

Scendiamo direttamente nel muladhara, mandiamo da esso un raggio verso il centro della Terra, riceviamo l’impulso della risposta appartenente alla Forza che riempie i nostri chakra e tutto il corpo… (L’ultimo ripetiamolo 3-4 volte).

Lavoriamo per un po’ con “l’orbita microscopica”. Dopo ci percepiamo in anahata…, in manipura…, in svadhisthana…, in muladhara…, di nuovo in svadhisthana…, in manipura…, in anahata…, in vishudha…, in ajna…, in sahasrara…, sopra la testa…. Stiamo tuffandoci nella luce, voliamo nella libertà, percepiamo la gioia, la tenerezza, la purezza, la raffinatezza della luce solare!

Cominciamo addensare la nostra forma volante, attirando in essa come la calamita la luce dello spazio sottile… La forma volante acquisisce i lineamenti del corpo umano, si addensa e si riempie della luce, poi comincia ad illuminarsi da sola come il sole mattutino e diventa un “doppio solare”. Lentamente riuniamo i corpi. Percepiamo in noi la densa luce solare, il prezioso dono dell’elisir d’oro. Cerchiamo di distribuirlo in parti uguali in tutto il corpo.

Fra le mani abbiamo la palla della luce bianca-dorata. La posizioniamo davanti al manipura. Dietro al manipura aggiungiamo il tubo tramite il quale nel chakra, e dopo nella palla, arriva l’influsso della luce. Cresce la densità della luce dentro la palla (ma essa non si gonfia). Dopo che abbiamo riempito la palla, stacchiamo il tubo e lo facciamo sparire. Tutta l’attenzione dirigiamola dentro la palla. In essa cominciano i processi interni che portano all’aumento colossale della pressione! Nella palla imperversa il fuoco bianco-dorato della natura sottile!… Con l’aiuto delle mani facciamo entrare la palla nel manipura. Il chakra si sta allargando a causa della forza entrata in esso! Tutto il corpo si riempie con la grande potenza!… È molto difficile trattenere il corpo, esso vuole saltare e correre!… Fuori dal manipura comincia a sporgersi il triangolo rosso… Lui tira il corpo dietro di sé nel centro della pancia… (Dopo 1-2 minuti interrompiamo l’accelerazione con il comando:) Eliminare il triangolo!… I primi corrono sullo stesso posto! Aspettiamo gli ultimi! Con il manipura “inspiriamo”, con il vishudha “espiriamo”. (Più di una volta).

Immaginiamo davanti all’anahata una profumata rosa bianca. I raggi del sole mattutino brillano nelle gocce della rugiada sui teneri petali. Facciamo entrare il fiore dentro l’anahata. Il chakra si riempie con il bellissimo profumo. (Facciamo entrare le immagini dei fiori in tutti i chakra).

Immergiamoci nella profondità dell’azzurro cielo mattutino. Facciamo entrare questa luce nel corpo, occupiamo con esso tutto lo spazio dentro… Adesso riempiamo tutto il corpo con la luce dorata del sole che sorge…

(Se siamo in inverno e c’è la neve pulita si può fare la corsa con i piedi scalzi).

Continuiamo a correre. La concentrazione è nel centro delle mani, dove appare il calore pulsante. Percepiamo il polso nelle mani! La concentrazione è nelle punte delle dita. Lì appare il calore e il polso! Percepiamo il polso! (La stessa cosa percepiamo anche nello spazio fra le dita).

Percepiamo le braccia, il petto, la testa e altre parti del corpo! Tutto il corpo si trasforma in un cuore pulsante! Percepiamo noi stessi come un cuore pulsante! Esso s’ingrandisce di due volte, di dieci volte… Il grande cuore pulsante è un potente organo pieno di sangue caldo, in lui c’è una grande forza infinita!… Pulsiamo!… Lentamente ci rannicchiamo, diventiamo più densi e di nuovo percepiamo il nostro corpo e sentiamo in esso la potenza di questo cuore gigante…

Dirigiamo lo sguardo nello spazio della luce sopra la testa. Ci versiamo con la consapevolezza nello spazio che ci circonda.. Concentriamoci sulle piante che vediamo intorno: l’erba, i fiori, i cespugli, gli alberi. (Se siamo in inverno facciamo esclusione). Percepiamo il loro stato, dirigiamo su di loro la nostra tenerezza… Sintonizziamoci sullo stato emozionale degli uccelli che cantano, dirigiamo su di loro il nostro amore.

Dietro di noi si avvicina il muro del vento-luce. La luce sottile, sul piano sottile, soffia attraverso i nostri corpi togliendo e portando via tutti gli strati grossolani. Gli involucri sono sgonfiati. Percepiamo noi senza corpi che navighiamo nello spazio della luce e il vento-luce ci spinge in avanti. Riuniamoci tutti in una grande palla di luce e continuiamo a navigare…

Di nuovo acquisiamo l’individualità, diventando più densi immaginando di essere dei cigni bianchi. Voliamo in alto verso il sole che sorge. Sopra di noi c’è il cielo azzurro, pieno di nuvole bianche. Siamo a godere del volo, percepiamo il calore della tenera luce del Sole. Nel corrente dell’aria calda le piume stanno vibrando. Muoviamo le ali. Guardiamo giù. Sotto di noi vediamo il fiume che attraversa il bosco e porta le sue acque nel grande lago, pieno di piccole isole. Avviciniamoci all’acqua, alla superficie che ci fa da specchio. Tocchiamo l’acqua con le zampine, ci siamo fermati, guardiamo intorno… Tutti i cigni dolcemente parlano fra loro nella loro lingua musicale. Avviciniamoci uno all’altro, dolcemente mettiamo la testa sulla schiena degli amici. Il vishudha si riempie della beatitudine di questo minuto.

Avviciniamoci tutti ad una verde isola di canne bambù e osserviamo le immagini specchiate dall’acqua. Ma arriva il momento di ripartire! Siamo diretti verso il Sole. Sempre più su… Lasciamo che la luce solare si versi nei corpi, si accumuli e ci riempia dalla coda fino agli occhi. Dirigiamoci verso il Sole e ci riempiamo con la densa luce dorata… Tutto il corpo si riempie della pesante, densa, beata luce-forza, della forza dell’amore…

Scendiamo giù e caschiamo nei corpi umani. Dentro di loro si distribuisce il dorato carburante della vita. Creiamo la densità più grande nei chakra inferiori. Da sopra si versano le nuove porzioni della stessa luce, i corpi si riempiono di essa fino al fondo…

(L’esercizio per superare le salite durante la corsa:) Attraverso il muladhara da sotto nei nostri corpi soffia un forte corrente della luce bianca che proviene dalla Terra. Esso riempie tutto il corpo come l’involucro del palloncino. Il corpo si gonfia, diventa senza peso… Adesso diventa difficile trattenerlo sulla superficie della Terra, esso cerca di staccarsi e volare via… Con difficoltà cerchiamo di toccare con i piedi la strada da corsa… Con tanto sforzo tocchiamo con i piedi la Terra…

Spostiamo la concentrazione in anahata, guardiamo da esso sul mondo intorno…, entriamo in manipura, guardiamo da lì…, in svadhisthana…, in muladhara…, di nuovo in svadhisthana…, in manipura…, in anahata…, in vishudha…, in ajna…, in sahasrara.., ci siamo fermati sopra il sahasrara nell’immagine della chiara nuvola-disco… Attiriamo verso di noi la luce, diventiamo sempre più splendenti… Riuniamoci tutti in un grande disco. Esso comincia ad attirare verso di sé la sottile luce dallo spazio circostante ed a riempirsi di quella… La luce dentro arde sempre di più… Più che aumenta la densità della luce dentro il disco, più intenso diventa l’arrivo dell’energia dallo spazio… Accumuliamo in noi la colossale potenza… Il disco adesso è capace di trasportarsi in un instante dentro lo spazio con la velocità del pensiero… Ci spostiamo sopra le nuvole nello splendore della luce solare… Rimaniamo dietro ai corpi che corrono… Adesso spostiamoci molto più in avanti di loro…Verso i corpi costruiamo i fili fatti della luce. Ogni filo si lega nel centro della pancia del corpo fisico. Prendiamo a traino i nostri corpi. Il disco comincia ad aumentare la velocità, i fili diventano tesi… Trasciniamo il corpo, la velocità aumenta lentamente… I fili si trasformano in corde ombelicali. L’energia del disco si trasferisce tramite loro nei corpi. I corpi si riempiano della stessa forza che prima apparteneva al disco ed ha anche le stesse caratteristiche…

Adesso, di nuovo, ognuno immagina di essere una nuvoletta sopra il corpo che corre. Attiriamo verso di noi la luce dallo spazio circostante. Grazie a questa luce diventiamo sempre più densi finché non prendiamo la forma umana. Adesso siamo i “doppi solari” che corrono sul secondo piano sopra la testa del corpo che corre sulla terra. Percepiamo noi stessi lì, sul secondo piano. Corriamo dentro lo spazio della luce dorata, facciamola entrare e addensare dentro di noi…La luce nel corpo del “doppio solare” diventa sempre più densa… (Si può fare la meditazione “la croce di Buddha”, i pranayama ed altri esercizi senza smettere di percepire noi sul “secondo piano”).

Scendiamo sulla terra dalla parte destra del corpo che corre. Prendiamolo con la mano sinistra per la sua mano destra. Corriamo insieme, vicino, la mano nella mano. Ci trasferiamo nel corpo che corre, ci riuniamo ad esso. Percepiamo la beata forza dell’elisir d’oro che si diffonde in tutto il corpo…

Spostiamo l’attenzione nel muladhara. Percepiamo esso come un fondamento stabile. La casa costruita sopra di lui non avrà mai problemi. Percepiamo la forza dell’elisir d’oro nel muladhara. Colleghiamo con il raggio il muladhara con la Luce Focosa nel centro della Terra. Il muladhara è completamente pieno della luce densa, dell’energia e della forza.

Scambiamo la corsa con la camminata. Ci meravigliamo di come sia strano camminare, perché la corsa è diventata lo stato naturale per noi. Osserviamo il nostro modo di respirare e il nostro polso. Essi si trovano nello stesso stato come nel momento nella normale camminata.”

 

Dopo la corsa bisognerebbe fare la doccia e fare gli esercizi di rilassamento.

Vorrei far notare che la leggerezza e la presenza delle emozioni positive si raggiunge soltanto durante la corsa meditativa del gruppo ed è impossibile durante la corsa individuale.

Vorrei aggiungere altri esempi delle meditazioni che possono essere incluse nel programma della corsa:

 

“La croce di Buddha” sotto la guida del conduttore.

“Sul “secondo piano” cambiamo la direzione ed eseguiamo i movimenti chiesti dal conduttore.

Durante la corsa nel bosco o nel parco “allunghiamo” le braccia che escono dagli anahata e dolcemente accarezziamo le cime degli alberi.

Ci allontaniamo dal corpo in avanti, dopo corriamo vicino, prendendolo per la mano, spingiamolo toccando la schiena. (Questa meditazione può diventare facilmente un gioco, pieno di scherzi).

Durante la corsa sul “secondo piano” attacchiamo ai chakra i “tubi cosmici” e “facciamo il pieno” con il “carburante cosmico”: il muladhara con il “carburante della vita eterna”, lo svadhisthana con la purezza e con la trasparente raffinatezza, il manipura con l’energia del forte e armonioso movimento, l’anahata con la luce bianca dell’amore, il vishudha con la raffinatezza dell’azzurro cielo mattutino e dei primi raggi dorati del sole, con la rugiada e con il profumo dei bellissimi fiori, l’ajna con l’attivo “carburante dell’intelletto”, il sahasrara con la finissima luce cosmica, che riempie e abbraccia tutto. Percepiamo l’integrità di tutto il sistema dei chakra, dell’organismo, la sua indistruttibile capacità di resistere contro le difficoltà che s’incontrano sulla strada. Il perfezionamento prima di tutto è nell’Amore. Sentiamo dentro di noi l’amore verso tutto il vivente. Il perfezionamento è nella Saggezza. Ci riempiamo con la capacità di capire tutto e tutti e la riuniamo alla capacità di Amare. Il perfezionamento è nella Forza. Sentiamo in noi una forza perfetta ed indistruttibile, riunita con l’Amore e con la Saggezza e anche la grande disponibilità altruista di servire. Percepiamo in noi le caratteristiche di Quelli Che avevano già raggiunto il Perfezionamento. Percepiamo di essere con Loro una cosa sola. Percepiamo Loro dentro di noi. Percepiamo in noi la semplicità e la chiarezza del Loro Amore perfetto…, la profonda, grande, universale Saggezza, l’infinito coraggio e la Forza onnipotente!… Tutte queste qualità le incorporiamo in noi per sempre!

Percepiamo noi mentre corriamo in posizione dietro i nostri corpi. Con le mani puliamo dentro e fuori di essi da tutto ciò che non è fatto di luce. Laviamoli con il tubo e riempiamoli con la luce.

Sul “secondo piano” percepiamo le nostre strutture energetiche principali… Compiamo l’esercizio con “l’orbita microcosmica”. Concentriamoci nel citrini al livello dell’anahata. Da questo punto prendiamo la direzione in avanti attraverso l’anahata nella vastità della luce raffinata. Sciogliamoci dentro di essa, immaginiamo di essere una cosa insieme con questa luce… Torniamo di nuovo alle forme di corpi umani… Sentiamo dentro la forza che riempie il corpo che corre sul “secondo piano”. Esso diventa denso e flessibile. Contraiamo i muscoli delle gambe…, della schiena…, delle braccia…, del petto… Cerchiamo di percepire meglio possibile la tensione di tutti i muscoli della schiena… Con il corpo forte e flessibile facciamo dei salti sul pavimento del “secondo piano”… Corriamo alzando i ginocchi…, poi toccando con i piedi i glutei…

Concentriamoci nel centro della pancia. Tiriamo fuori da lì il “tentacolo” e attacchiamolo alla nuvola più vicina. Tutta l’attenzione spostiamola verso il “tentacolo”. Contraendolo il nostro corpo si sposta in avanti. Non c’è nessun tipo di sforzo da parte dei muscoli! Contraiamo soltanto il “tentacolo” (la velocità della corsa aumenta bruscamente, ma la sforzo fisico non è percepibile).

La corsa si trasforma nella camminata. Con il “tentacolo” attacchiamoci agli oggetti diversi e cerchiamo di avvicinarci a loro. Studiamo il meccanismo del funzionamento del “tentacolo”. Contraiamolo e rilassiamolo. Contraendolo l’energia del corpo non si consuma, esso non si stanca.

Immaginiamo noi che corriamo dietro i nostri corpi. Con il raggio della luce purifichiamo il meridiano centrale, cominciando da sotto fino ai chakra della testa.

Possiamo permetterci di giocare e divertirci. Immaginiamo che ci siamo allontanati dal corpo e facciamo le capriole. Possiamo muovere le gambe in modo buffo senza vergognarci, tanto nessuno ci vede. (Possiamo ridere e ascoltare le risate degli altri).

Corriamo sul “secondo piano”. Percepiamolo come la nostra casa così conosciuta e accogliente… Prima di scendere sul “primo piano” fissiamo i capi delle corde di gomma sul “secondo piano”. Essi si allungano e non ci daranno fastidio, ma con il loro aiuto in qualunque momento si può sempre tornare indietro. … Fissiamo le corde. Scendiamo sul “primo piano”. Un capo della corda attaccato nel centro della pancia. Tocchiamo la corda con le mani. Tiriamolo e siamo già sul “secondo piano”.

(Durante la corsa in salita:) Immaginiamo di trovarci dentro del forte corrente dell’acqua. Esso ci porta in avanti con la grande velocità…

Immergiamoci nello spazio della luce dentro il corpo. Osserviamolo e purifichiamolo. Rivolgiamoci alla Luce dentro la Terra. Osserviamo la Terra come il pianeta vivo e che ci ama. Sperimentiamo la natura di quella Luce che La riempie e non abbiamo più dubbi che la Terra sia viva e che ci ami come i propri figli! Mandiamo verso di lei l’emozione della nostra riconoscenza…

Immergiamoci dentro la Luce della Terra. Percepiamo la sua tenerezza. L’immersione deve essere completa. Ci allarghiamo con la nostra consapevolezza dall’anahata in tutto lo spazio dentro la Terra. Siamo diventati una cosa sola con il nostro pianeta. Ognuno percepisce se stesso nello spazio della madre-Terra piena della tenera Luce. Osserviamo lo spazio dentro la Terra e in più una piccola collina della luce sulla sua superficie: questo è lo spazio dentro il corpo. Osserviamo dallo spazio dentro la Terra gli spostamenti della collina della luce sulla sua superficie.

Entriamo di nuovo con la concentrazione della consapevolezza nei nostri corpi. Percepiamo in loro la Luce della Terra.

Rimaniamo a guardare il sole che sorge. Laviamo il viso con la sua luce, facciamola entrare in tutto il corpo attraverso il viso la sottile luce della primavera, la luce della mattina primaverile e riempiamo con essa i nostri corpi!

Rivolgiamo lo sguardo in su, attraverso il sahasrara, possiamo vedere le nuvole della Luce, che si sono accumulate sopra di noi, è la dorata Luce! Alziamo le braccia e con il loro aiuto facciamo entrare in noi l’onda di questa Luce!

Osserviamo come la luce della Terra dentro i nostri corpi si riunisce alla luce del Sole... ”